Il salotto buono
All'austera semplicità degli ambienti finora visitati, privi di ornamenti che non siano ricordi di episodi significativi della biografia dello scrittore, fa riscontro la dovizia del "salotto buono" di Elvira Carducci.
Tutto in rosso (tendaggi, baldacchino dell'uscio, mantovane, tappezzerie delle sedie e del divano «Luigi Filippo»), l'ambiente è fittamente agghindato, secondo il gusto dell'epoca, di soprammobili e ritratti, ninnoli e vasi giapponesi, cofanetti e bomboniere, statuette di alabastro e candelabri. La suppellettile ornamentale si è impadronita di ogni mobile: il tavolo con piano di marmo sormontato da specchiera, con cornice dorata, le angoliere pensili, i guéridons , la console in noce con piano di marmo bianco di Carrara.
Ornatissime pure le pareti, tappezzate con carta da parati a motivi floreali policromi, che esibiscono insieme con il ritratto di Elvira, fra gli altri oggetti, la riproduzione di un quadro famoso, due minuscole mensole dorate, una bomboniera a canestro in porcellana, un calendario girevole omaggio della bottiglieria e premiata pasticceria Rovinazzi di Bologna, due portaritratti in velluto. Alcuni particolari ricreano infine l'atmosfera dell'abitazione borghese di fine Ottocento come i lumi a petrolio, il campanello servito da un tirante guarnito da perline accanto a una ventola giapponese con motivi floreali.
Non meno ricca la documentazione fotografica. Volti di familiari e amici. Laura e Giulio Gnaccarini, Elvira Baldi Bevilacqua e Ildegonda Carducci, entrambe nipoti del poeta (la prima, figlia della primogenita Beatrice, la seconda, figlia del fratello Valfredo). Il ritratto del latinista Giovan Battista Gandino (1827-1905), collega all'Università, insieme a quello della moglie Olimpia Orsi. Alle pareti ancora il professor Carducci fotografato da Casalboni di Cesena e l'ultimogenita Libertà.
Colpiscono l'attenzione alcuni reperti curiosi: una cornice preziosa con intaglio nella parte superiore a motivi vegetali racchiude un piatto con testa di donna eseguita a fumo di candela dal napoletano Filippo Gusman (donato a Carducci nel 1880), nella parete vicino alla specchiera, due riproduzioni della Testa anatomica realizzata nel 1854 dal pittore Filippo Balbi (1806-1890) raffigurante un viso composto da uomini in miniatura, inviata all'Esposizione universale di Parigi del 1855.