La camera da letto di Elvira
La sala, assai ampia, presenta nel soffitto a botte decorazioni con vedute paesaggistiche monocrome che richiamano il gusto della Scuola bolognese della metà del Settecento.
Fra i mobili, le sedie impagliate, diverse una dall'altra, sono i manufatti più antichi (prima metà dell'Ottocento), mentre gli altri arredi propongono il consueto repertorio della seconda metà dell'Ottocento. Al centro un piccolo tavolo tondo. Vicino al letto si trova un comodino con tre cassetti (quello in fondo adibito a porta vaso). Il cassettone è in stile Luigi Filippo così come l'armadio a un anta con specchiera che conserva, privo di appendiabiti, l'assetto primitivo. Un'elegante toilette all'ingresso.
A immagini di pietà e di devozione si riferiscono i quadri e le stampe vicino al letto di Elvira, di cui non manca un ritratto vicino a quello della madre del poeta Ildegonda Celli.
Prima di abbandonare la stanza lo sguardo si posa su una poltrona a ruote a lato della stufa in ceramica. Questa, già appartenuta a G. B. Gandino, fu donata nel 1905 dalla vedova del latinista al Carducci ormai paralizzato che vi veniva adagiato dal fedele cameriere "Gigi", Luigi Ghermandi.
La camera ospita pure tre ritratti del padrone di casa. Sopra il divano è quello, assai apprezzato da Carducci, del modenese Armando Vandelli, eseguito nel 1894. Di fronte quello famoso del pittore veneziano Alessandro Milesi (1856-1945). Sul cassettone il visitatore scorge infine il letterato nella riproduzione di una fotografia scattata nel 1888 a cura del Gabinetto Fotografico del Ministero della Pubblica Istruzione.