La sala da pranzo
Adiacente alla camera da letto di Giosuè, è la sala da pranzo arredata con vario mobilio di fine Ottocento.
Neppure questa stanza è sottratta ai libri disposti sia nei ripiani della credenza, sia nel mobile della parete di fronte. Ma è da credere, sulla base di fotografie scattate prima dell'allestimento dell'appartamento-museo, che questi siano stati riposti qui da Albano Sorbelli. Senza dubbio la credenza esibiva, ai tempi di Carducci, il vario “strumentario” domestico, di cui sopravvivono alcuni pezzi: insieme ai vassoi smaltati e a una macchinetta per il caffè con fornello a spirito (posti su un tavolino cabaret) due portafrutta in vetro, due vasi e un piatto a mo' di conchiglia.
I volumi (letteratura italiana e straniera) sono per lo più giunti in omaggio alla fine dell'Ottocento e anche dopo il 1900. Nell'insieme eterogeneo di libri è ragguardevole il gruppo dei verseggiatori della seconda metà dell'Ottocento (G. Rizzi, D. Milelli, G. Chiarini, G. Bini Cima, G. Salvadori, G. D'Annunzio) e dei primi anni del secolo scorso (F. T. Marinetti).
Alle pareti sono appese numerose pergamene incorniciate, onoranze in vita al poeta-professore. Fra queste merita attenzione l'atto (si tratta purtroppo di una riproduzione ché l'originale è andato perduto durante l'ultimo conflitto mondiale) che conferisce la cittadinanza di Bertinoro nel 1898 a Carducci, testimonianza del culto del letterato per la piccola chiesa bizantino-romanica di Polenta (presso Bertinoro) celebrata nell'ode famosa raccolta in «Rime e ritmi».
Al centro, sotto la lumiera, si trova un elegante tavolo tondo con basamento a ricci circondato da sedie viennesi in versione bionda. Alla regina Margherita appartiene la lettera che annuncia al Comune di Bologna nel 1907 il dono della casa-biblioteca del poeta prediletto. È esposta in cornice di cuoio bulinato alla parete della finestra vicino all'orologio (fermo sull'ora della morte di Carducci) sopra la stufa-camino. Sulla console, presso la finestra, è stato collocato un plastico di cartapesta raffigurante il paese natale del letterato, Valdicastello. L'iconografia carducciana è quindi rappresentata da un quadro di Vittorio Matteo Corcos (1859-1933) che ritrae il poeta (1892) e dall'olio ispirato ai versi Alle fonti del Clitumno, opera di Raffaele Santoro.