Il corridoio-archivio

copertina di Il corridoio-archivio

Dalla biblioteca si accede a un corridoio che conduce a tre stanze: la camera da letto di Giosue, la sala da pranzo, la camera da lavoro di Elvira.

Gli armadi costituiscono il solo arredo di questo ambiente. Se un tempo, quando i coniugi Carducci si muovevano in queste stanze, questi accoglievano vestiti, indumenti vari della famiglia ora sono dedicati all'archivio dello scrittore.
Nei due armadi che affiancano la parete destra (per chi entra dalla biblioteca) sono reperibili in cento cartoni neri, gli autografi del poeta e del prosatore.
La raccolta epistolare, collocata negli armadi a sinistra, rappresenta la sezione più consistente della silloge dei manoscritti: sono 9.320 i corrispondenti di Carducci, i quali con le loro missive restituiscono lo scenario nel quale egli ha operato: una galleria di cultura densa ed articolata dove larga parte hanno con la letteratura (Pascoli, De Amicis, D'Annunzio, Hugo...) il sapere accademico nelle sue diverse diramazioni (la filologia latina, italiana e romanza, l'archeologia, la storia moderna), l'editoria (Zanichelli, Barbèra, Sommaruga, Sansoni), l'arte e la politica (Garibaldi, Mario, B. Cairoli, Crispi, A. Labriola, Turati).

Semplice e sobrio l'arredo: un tavolo in pioppo (vicino alla finestra che si affaccia sulla piazza) non certo in sintonia con le sedie viennesi che lo circondano, in versione bionda. Fra gli armadi vi sono anche “finti mobili” per comunicare con la cucina ubicata nel sottostante mezzanino.
Un solo quadro alle pareti, sull'uscio della camera da letto, raffigura una fotografia della statua di Giordano Bruno opera di Ettore Ferrari (1845-1929).