Il libro della patria

Negli operosi anni Novanta il senatore del Regno Carducci, ormai ligio alla "politica forte" di Francesco Crispi, è animato da interessi storiografici per alcuni «italiani moderni».

Dalla premessa all'opera «Come siamo entrati in Roma» (Treves, 1895), ricordi di Ugo Pesci fino all'introduzione agli «Scritti politici» dell'amico Alberto Mario (Zanichelli, 1901), attraverso contributi rimasti solo allo stato progettuale, di cui non mancano indizi sicuri nell'archivio dell'istituto. Fra questi il tentativo di ricostruire gli eventi «memorabili» del 1848-1849, disegno peraltro che si inframmette continuamente all'allestimento dell'antologia «Letture del Risorgimento italiano (1749-1870)», edita in due tomi da Zanichelli fra il 1895 e il 1896 e indirizzata principalmente alle scuole superiori.

Nell'ottica di un insegnamento della storia organico alla formazione di una salda coscienza patrottica dei giovani, il manuale, raccogliendo un insieme corposo di testi ricavati da autori e protagonisti della vicenda risorgimentale rappresenta l'ultima fatica del «grande istitutore dell'Italia unita» che, negli anni Ottanta, con il discepolo Ugo Brilli (1850-1925), aveva messo insieme quelle Letture italiane per le scuole secondarie inferiori e superiori destinate a una lunga fortuna editoriale, dopo avere inaugurato la sua attività di antologista impegnato ad istruire un composito uditorio non scolarizzato con la silloge L'arpa del popolo. Scelta di poesie religiose, morali e patriottiche.

Alla luce del recente dibattito storiografico, quello delinato da Carducci nell'ampia introduzione al primo tomo è un «lungo risorgimento». Un periodo storico tutt'altro che lineare, bensì accidentato (nell'urto di spinte e contro-spinte), le cui radici sono saldamente innestate nella seconda metà del Settecento. In questo modo Carducci, per primo, assumendo come termine a quo il 1749, rompe lo «schema tradizionale che vede nella sequenza 1815-1870 l'arco temporale del nostro riscatto nazionale» (Giovanni Spadolini). Per la composizione di questa antologia di letture storiche, Carducci si valse di una équipe di eccezione, contando sulla colllaborazione assidua di Alberto Bacchi della Lega (1848-1924), del discepolo Giuseppe Lisio (1870-1912) e dell'amico garibaldino Francesco Sclavo. Le lettere intestate a questi personaggi - inviate e ricevute dallo scrittore - restituiscono la scena di un cantiere attivo fra il 1894 e la fine del 1895.

Nondimeno è rintracciabile nell'archivio di Casa Carducci un'ampia documentazione, seppure frammentaria, relativa alla scrittura del saggio che funge da proemio alle Letture, mentre la biblioteca serba un corpus cospicuo e prezioso di materiali (opuscoli, fogli sciolti, affiches, ecc.) attinenti al «lungo risorgimento» collezionati da Carducci fra gli anni Sessanta e gli anni Novanta.