Lo studio della tradizione patria

L'incontro a Bologna con giovani intellettuali capaci di stimolare lo Studio a un confronto costruttivo con la cultura scientifica e letteraria italiana ed europea significa per Carducci l'avvio di una vivace attività di ricerca storica e critica secondo i principi del cosiddetto metodo storico.

L'indagine è tutta orientata a ricostruire il percorso della tradizione nostra, attraverso lo studio dei documenti dei «grandi padri»: Dante, Petrarca e Boccaccio. Ne è prova l'analisi delle rime dantesche confluita in «Dante e il suo secolo» (1865) nel corso delle celebrazioni del VI centenario della nascita di Dante a Firenze, allora capitale, nel quale lo scrittore tiene il discorso «De' principi informatori dell'antica letteratura italiana», ampiamente rivisitato nei saggi «Dello svolgimento della letteratura nazionale» (1868-71), dove accerta nella letteratura dei primi secoli i «prodromi del risorgimento nazionale» e ricercando quale sia l'«elemento "schiettamente" nazionale» che ha prodotto nel nostro paese una cultura autoctona, lo individua nel popolo, che, erede della latinità romana, rappresenta il «glutine» della nuova Italia, origine delle espressioni artistiche più originali. Ma l'attenzione per l'opera dei padri della nostra letteratura, come documentano le prime lezioni, di cui si conservano gli appunti, è pure costante nell'attività del professore alla Facoltà filologica. Sono dell'aprile 1861 i commenti ad alcuni canti scelti della «Commedia». E, durante una supplenza lampo di letteratura al Liceo Galvani, nella prima metà del gennaio 1865, spiega «del "Paradiso" alla terza classe».

Né minore è l'interesse per la poesia dell'Ottocento organizzata secondo un'ottica risorgimentalistica a cominciare dalla cura delle Poesie di Gabriele Rossetti (1861) nella collana «Diamante» allestita con il fine di mantere vivo il ricordo del poeta (1783-1854) che «solo forse fra gli ultimi vati» della libertà «informò del concetto di Unità i suoi canti». Ma sono soprattutto i discorsi ufficiali, come quelli, fra gli altri, per la morte di Mazzini (1872), il discorso detto ad Arquà, il 18 luglio 1874, nell'ambito delle celebrazioni petrarchesche (Presso la tomba di Francesco Petrarca) e quello, nel 1875, dedicato a Boccaccio, nel cinquecentenario della morte, a decretare il successo di Carducci personaggio pubblico. Tutt'altro che letterato puro, Carducci non ammaina la bandiera dell'impegno civile, scende in campo con interventi polemici ed entra nella politica attiva. Nel 1876 si candida per la parte democratica alla Camera dei deputati nel Collegio di Lugo di Romagna, dove nell'orazione tenuta ai cittadini, dopo la vittoria, indica un nuovo modello di intellettuale impegnato su più fronti a favore della patria. In questo clima politico rinnovato migliorano i suoi rapporti con il Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1876, per incarico del ministro Michele Coppino (1822-1901), inizia una intensa attività ispettiva nelle scuole classiche secondarie della penisola entrando in contatto con nuovi milieu culturali del regno.